Trent’anni dalla strage di Ustica

Molte sono state le pagine scure che hanno invaso la nostra nazione dal secolo scorso fino ad oggi. Sul finire degli anni di piombo l’Italia si trovava in una situazione socio-politica ancora fortemente compromessa dalle varie organizzazioni terroristiche di destra e di sinistra.

Siamo nel 1980, due anni dopo la morte di Aldo Moro e a due mesi dalla strage della stazione di Bologna. È il 27 giugno.

Proprio dall’aeroporto Bologna Borgo Panigale, il 27 giugno del 1980, decolla il volo di linea IH870 della compagnia Itavia con destinazione Palermo. La situazione dell’aeromobile Douglas DC-9, nonostante il ritardo accumulato per motivi tecnici, sembra stabile e tranquilla almeno fino all’ultimo contatto radio con l’aeroporto di Roma-Ciampino.

Alle ore 20:59 precipita inaspettatamente nel mar Tirreno portando con sé 81 persone tra equipaggio e passeggeri: nessun sopravvissuto. Fu uno degli incidenti italiani più gravi avvenuto a seguito del secondo dopoguerra e rimase tale fino alla strage dell’aeroporto di Linate (2001).

Per decenni e ancora oggi non si conosce la verità e la causa precisa che determinò l’incidente. Alle ore 21:04, cinque minuti dopo l’incidente, la torre di controllo di Roma-Ciampino contatta il velivolo per organizzare l’atterraggio a Palermo previsto per le ore 21:13. Nessuna risposta. Riprova svariate volte e in diversi modi, anche cercando di contattarlo attraverso altri aerei di linea in viaggio sullo stesso percorso, ma nulla: il DC-9 IH870 sembrava sparito. Alle ore 21:55 scattano i primi soccorsi sul posto ipotizzato dell’incidente. Nella notte, tra aerei, elicotteri e navi fu un fuggi fuggi per ritrovare anche solo un minimo segnale di vita o di certezza che l’aereo si trovasse lì. Solo nelle prime ore del mattino, a 110 km dalla costa di Ustica, vengono ritrovati i primi detriti e poco dopo i primi cadaveri. Delle 81 persone morte, tra cui 8 bambini, solo trentotto furono tirate fuori dai 3000 metri di profondità marina.

La prima perizia indicò come causa dell’incidente il cedimento strutturale del velivolo, ma fu smentita quasi subito a seguito del ritrovamento di polvere esplosiva su alcune parti dell’aeromobile. Essendo quello un periodo di forti attentati terroristici da parte di forze politiche estremiste, (nel 1979 l’Italia batté il record con 659 attentati), si pensò anche ad un’ipotesi di ordigno, ma anche quest’ultima fu più tardi smentita a seguito del mancato ritrovamento di parti del velivolo distrutte o danneggiate. Un fatto era certo: dalle autopsie sui corpi ritrovati nessuno di essi dava segni di decesso per annegamento o ustione.

L’ipotesi più attendibile fu, e resta, quella che il velivolo si fosse trovato nel mezzo di uno scontro aereo. Nel 2013 testimonianze confermerebbero la presenza di aerei da guerra e navi portaerei proprio in quella tratta. Con precisione si sarebbe trattato di tre aerei che volavano intorno al DC-9 IH870, uno dei quali a velocità supersonica. Si instaurò la tesi, secondo l’esperto del National Trasportation Safety Board John Macidull, che proprio quest’ultimo abbia abbattuto l’aeromobile della compagnia Itavia.

La registrazione della conversazione dei piloti negli istanti prima dell’incidente internazionale era rimasta interrotta per metà sull’ultima parola che per decenni si è pensato fosse “guarda”. Il 10 giugno 2020, a seguito di un accurata pulizia audio, si è riscontrata una differenza sostanziale che porterebbe a confermare la visione di un velivolo militare o un missile.

Ultimi istanti di conversazione tra i piloti nella cabina di pilotaggio: «Allora siamo a discorsi da fare… […] Va bene i capelli sono bianchi… È logico… Eh, lunedì intendevamo trovarci ben poche volte, se no… Sporca eh! Allora sentite questa… Guarda cos’è